Tito Lessi-(1858-1917)-Galileo e Viviani.

Il libro dell'universo è scritto in lingua matematica.
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci stà aperto innanzi agli occhi(io dico l'universo),
ma non si può intendere se prima non s'impara ad intender la lingua,e conoscere i caratteri,nè quali è scritto.
Egli è scritto in lingua matematica,e i caratteri son triangoli,cerchi ed altre figure geometriche,senza i quali mezi è impossibile a

intenderne umanamente parola:senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

Galileo Galilei.
tratto da il Saggiatore 1623

Veramente non volevo farne un discorso scientifico,non sono in grado,anche se Galileo è stato un grande matematico,e scenziato ricordiamoci,il pendolo,il cannocchiale,e altre cose meravigliose diciamo che era una mente destinata al calcolo,in vecchiaia soffrì di cecità,e ha dovuto avere discepoli a cui dettare i suoi pensieri,tra cui il Viviani,del quadrobellissimo,
il motto di Galileo fu:eppure si muove!
”La scienza è esperimento”.più matematico di cosi.
e presuppone il dubbio.
il linguaggio è matematico,l’universo è matematico,niente è a caso.
sintetizzo quello che sto leggendo di lui..
in questo periodo.una vera dinamica del movimento.
grazie Galileo e a tutti/e.
kiss.
quando si legge un antico,e anche questa è matematica:non bisogna pensare,
di leggerlo nel 2011,con tutta la scienza a disposizione dell’oggi,ma pensarlo,
mentre si legge alla meccanica del suo periodo,quindi si parte dal 1564-al 1642-
il quadro esprime bene.l’intimità tra il vecchio -e il giovane.

Zefiro torna.

Zefiro torna, e ‘l bel tempo rimena

( PETRARCA)
Zefiro torna, e ‘l bel tempo rimena,
e i fiori e l’erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.

Ridono i prati, e ‘l ciel si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria e l’acqua e la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch’al ciel se ne portò le chiavi;

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e ‘n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fiere aspre e selvagge.

PARAFRASI

Zefiro ritorna e riporta il bel tempo
e fiori ed erbe, suo dolce seguito,
ed il garrire delle rondini ( Progne ) ed il canto dell’usignolo
( Filomena )
e primavera limpida e dai vividi colori.

Sembra sorridere la campagna e il cielo si rasserena:
Giove si rallegra di vedere la luce di Venere più luminosa
l’aria, le acque e la terra sono attraversate dall’amore
ogni essere vivente si dispone ad amare

Per me infelice ritornano i più dolorosi
tormenti, che dal profondo del cuore muove
colei che al cielo se ne portò le chiavi;

il canto degli uccelli, il fiorire dei piani,
i delicati gesti di belle e decorose donne
sono (per me) un’arida realtà, come fiere crudeli e selvagge.

SINTESI

Il sonetto si regge sull’antitesi del ritorno alla primavera ( stagione della vita e della gioia ) che porta con sé serenità ed amore, che pervadono tutta la natura e l’isolamento mesto e doloroso del poeta. Da tale serenità è escluso chi vive l’abbandono dovuto alla morte della donna amata; anzi la gioia che attraversa la natura accentua dolorosamente il contrasto. Il tema del mancato rispecchiamento nella bellezza del paesaggio e della corrispondente chiusura nell’intimità pensosa e mesta diventerà un topos della lirica di ispirazione petrarchesca. Un’altra caratteristica della composizione è data dalle personificazioni – di ascendenza classica – di forze della natura, operate attraverso i miti classici di Progne e Filomena, di Giove e di Venere, dea dell’amore.

autore pittorico:Sandro Botticelli, vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510), è stato un pittore italiano.

Vieni come sei.Rabindranath Tagore


Rabindranath Tagore

Vieni come sei, non indugiare a farti bella.
Se la treccia s’è sciolta dei capelli,
se la scriminatura non è dritta,
se i nastri del corsetto non sono allacciati,
non badarci.
Vieni come sei, non indugiare a farti bella.

Vieni sull’erba con passi veloci.
Se il rossetto si disfà per la rugiada,
se gli anelli che tintinnano ai tuoi piedi
si allentano, se le perle della tua collana
cadono, non badarci.
Vieni sull’erba con passi veloci.
Non vedi le nubi che coprono il cielo?
Stormi di gru si levano in volo
dall’altra riva del fiume
e improvvise raffiche di vento
passano veloci sulla brughiera.
Le greggi spaurite corrono agli ovili.
Non vedi le nubi che coprono il cielo?

Invano accendi la lampada della tua toilet –
la fiamma vacilla e si spegne nel vento.
Chi può accorgersi che le tue palpebre
non sono state tinte d’ombretto?
I tuoi occhi sono più neri delle nubi.
Invano accendi la lampada della tua toilet.

Vieni come sei, non indugiare a farti bella.
Se la ghirlanda non è stata intrecciata, che importa;
se il braccialetto non è chiuso. lascia fare.
Il cielo è coperto di nuvole – è tardi.
Vieni come sei; non indugiare a farti bella.